11 voci 2013 1

 

VociNuvola18

 

VOCI
Rivista di Scienze Umane

Direttore: Luigi M. Lombardi Satriani
Direttore: Antonello Ricci
Direttore Responsabile: Walter Pellegrini
Comitato Scientifico: José Luis Alonso Ponga, Jean-Loup Amselle, Marc Augé †, Antonino Buttitta †, Francesco  Faeta, Abdelhamid Hénia, Michael Herzfeld, Lello Mazzacane, Isidoro Moreno Navarro, Marino Niola, Mariella Pandolfi, Taeko Udagawa
Comitato di direzione: Antonello Ricci (coordinatore), Enzo Alliegro, Katia Ballacchino, Letizia Bindi, Laura Faranda, Mauro Geraci, Fiorella Giacalone, Fulvio Librandi, Maria Teresa Milicia, Rosa Parisi, Gianfranco Spitilli. 
Direzione e redazione: Dipartimento di Storia, Antropologia, Religioni, Arte, Spettacolo “Sapienza” Università di Roma, Piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma 
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Coordinamento editoriale: Marta Pellegrini
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Editoriale

 

Biblioteca

 

Ripensando Folklore e profitto
Luigi M. Lombardi Satriani 9

The crafts, between heritagisation and digitalization
Antonio Ariño Villaroya 11

Mettere in valore una comunità in “questua”. Patrimonio immateriale e cortocircuiti glocali
Katia Ballacchino 21

Il futuro del passato. Il valore dei beni immateriali tra turismo e mercato della cultura
Letizia Bindi 36

Economie della cultura e sguardo antropologico: una recensione critica a Patrimoni intangibili. Il distretto culturale del presepe a Napoli
Alessandra Broccolini 49

Alla fiera della memoria. Feste, identità locali e mercato culturale in Sicilia
Ignazio E. Buttitta 64

La patrimonializzazione del cibo. Prospettive critiche e convergenze “sul campo”
Cristina Grasseni 78

La Convenzione sul patrimonio intangibile e i suoi criteri tra valorizzazione, tutela e protezione
Luciana Mariotti 88

Fiesta, identidad y mercato: La Semana Santa de Sevilla en tiempos de globalización y de activación identitaria
Isidoro Moreno 98

La dieta mediterranea tra i presocratici e l’UNESCO. Retoriche di ancestralizzazione e politiche di patrimonializzazione
Elisabetta Moro 111

A carte scoperte. Considerazioni a posteriori su un percorso di ricerca a rischio di “patrimonializzazione”
Berardino Palumbo 123

Sviluppo rurale e costruzione della qualità. Politiche globali e pratiche locali
Cristina Papa 153

Sapori e saperi. Pratiche di resistenza e costruzione del ricordo
Patrizia Resta 163

Pastori, attivisti e mercato. Pratiche economiche e logiche politiche nei presidi Slow Food
Valeria Siniscalchi 173

Beni culturali immateriali, patrimonio immateriale: qualche riflessione fra dicotomie, prassi, valorizzazione e sviluppo
Roberta Tucci 183

 

Paesaggi

 

Il Catalogo nazionale dei beni culturali e la prospettiva del patrimonio etnoantropologico. A colloquio con Laura Moro, direttore dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD)
Antonello Ricci (a cura di) 191

 

Miscellanea

 

Dall’“umana presenza” all’agire psichiatrico: l’incontro tra Bruno Callieri ed Ernesto De Martino
Laura Faranda 209

Percorsi di maternità e soggettività femminile
Paola Falteri e Fiorella Giacalone 225

La donna in attesa e il mistero svelato del feto
di Paola Falteri 230

l parto naturale tra medicalizzazione e nuove soggettività
di Fiorella Giacalone 255

 

Camera oscura

 

Walking in “The Forest of Taboos”: ecoturismo e patrimonio nel Manusela National Park
Andrea Benassi 285

Fotografie Walking in “The Forest of Taboos” 303

 

Quotidianamente

 

Il dio petrolio canalizza i sentimenti umanitari
Luigi M. Lombardi Satriani 333

Ispiriamoci al modello di Albert Schweitzer
Luigi M. Lombardi Satriani 335

Interregno. I nostri esorcismi per nascondere il vuoto di potere
Marino Niola 336

Finita l’orgia di parole si dia speranza al Sud
Luigi M. Lombardi Satriani 338

La grande occasione con papa Francesco
Luigi M. Lombardi Satriani 340

Le tradizioni vivono non bisogna liquidarle
Luigi M. Lombardi Satriani 342

Siamo tutti cannibali. Parola di Lévi-Strauss
Marino Niola 344

Razzismo e sessismo. La paura che nutre l’odio
Luigi M. Lombardi Satriani 345

Il razzismo limaccioso al fondo degli animi
Luigi M. Lombardi Satriani 348

La società dei creduloni
Marino Niola 349

Cronache sonnambule
Marino Niola 351

La stella della Hack e il degrado intellettuale
Luigi M. Lombardi Satriani 353

L’antropologia di papa Bergoglio
Luigi M. Lombardi Satriani 354

 

Recensioni 386

 

Notiziario 403

Monografica

Biblioteca

ALLA FIERA DELLE IDENTITA'. PATRIMONI
CULTURALI, TURISMO, MERCATI

a cura di Letizia Bindi

Chi è insoddisfatto di sé fa lo psicologo; chi è insoddisfatto della società fa il sociologo, chi è insoddisfatto di sé e della società fa l’antropologo. Così un’antica battuta, che ho avuto occasione di ripetere a volte anche nella prima lezione di corsi che avrei tenuto nell’università Sapienza di Roma. È solo una battuta, certo, ma attraverso di essa possiamo intendere alcune peculiarità dell’antropologia, pur nell’assoluto rispetto di quelle delle altre scienze dell’uomo. «Voci», che ho fondato e che ho il privilegio di dirigere con l’apporto prezioso di una redazione generosa ed entusiasta è divenuta, d’altronde, “annuario di Scienze Umane” anche se, per la formazione di chi la dirige e dei componenti della redazione, la specificità disciplinare maggiormente presente è quella antropologica. L’antropologia si caratterizza essenzialmente come un angolo visuale da cui guardare il mondo attraverso le maglie della cultura. L’insoddisfazione di cui parla la battuta, il sentimento di una radicale inquietudine, caratterizzano il suo sguardo, le sue ricerche, le sue opere, pur in una necessaria epochè metodologica che occorre attuare per allontanare, per quanto possibile, i propri pregiudizi, le proprie ideologie. A questo punto occorrerà fare una serie di domande: a sé, agli altri, tentando di comprendere i differenti ambiti della realtà sui quali stiamo compiendo ricerche per tentare di giungere a qualche risposta, a qualche verità scientifica, pur sempre provvisoria, e da rimettere in gioco costantemente, tenacemente. Anche se avverto in tutta la sua suggestione la frase di Pablo Neruda, che vorrebbe andare in riva al mare con tutte le domande e le risposte accumulate nel tempo, buttare a mare le risposte e trattenere le domande per continuare così a ricercare la verità. Nella prospettiva qui delineata mi sembra necessario ribadire con forza la libertà della ricerca: ogni studioso sceglie liberamente l’argomento nel quale desidera impegnarsi, purché contribuisca a un’antropologia critica, che non enfatizzi il proprio punto di vista, la propria ideologia, come verità indiscutibile, mentre quelle degli altri sono discutibilissime, improbabili, anzi inferiori. Naturalmente, ciò non assimila qualsiasi argomento, qualsiasi tematica come radicalmente omogenea; vi sono problemi e questioni che lo svolgersi storico concreto e il dibattito scientifico contemporaneo propongono all’attenzione di tutti noi, costituendo perciò delle priorità dalle quali non si può prescindere. «Voci» è sensibile a tutto ciò, consapevole di essere una delle poche riviste italiane di antropologia a essersi guadagnato un posto di prestigio. Ogni numero, da qualche anno a questa parte, contiene una parte monografica, che è affidata volta a volta a un componente della redazione. Segue una parte di carattere più generale, con contributi diversi, le consuete sezioni e rubriche. Il tutto ovviamente è rivisto dalla direzione che avvia, così, la pubblicazione, dopo aver sottoposto i diversi contributi a una revisione anonima. La tematica prescelta per questo numero è il patrimonio culturale, che oggi, dato anche lo stato di crisi in cui versa l’università e, conseguentemente, i suoi rapporti con le diverse istituzioni, si pone come particolarmente urgente. La parte monografica presenta perciò saggi di alcuni tra i maggiori antropologi italiani, che si sono occupati di tale tematica, e di altri Paesi nei quali la nostra iniziativa ha suscitato notevole interesse e condivisione. Tale parte monografica è stata curata da Letizia Bindi con il rigore e con la determinazione con cui affronta di volta in volta le sue ricerche. Le sono molto grato, come sono grato ad Antonello Ricci coordinatore della redazione, impegnato a tenere le fila dei diversi contributi, convogliandoli alla fine nel blocco complessivo da inviare all’editore Walter Pellegrini sempre generosamente disponibile alla pubblicazione gratuita della rivista che può contare soltanto sugli abbonamenti. La gestazione dei numeri presenta ogni volta numerose difficoltà di diverso ordine e ho già espresso la mia gratitudine a quanti la rendono possibile. Tengo moltissimo a «Voci», anche perché riprende il titolo di una rivista che nel lontano 1958 Mariano Meligrana e io realizzammo, dopo che, nel 1958 avevamo fondato il periodico «Spirito e tempo», fortemente impregnato da tensione etica, e che dopo qualche numero trasformammo in «Voci», con la collaborazione di Armando Catemario, come testimonianza della crisi intellettuale che aveva investito la società contemporanea di allora per cui potevamo soltanto testimoniare voci della realtà, sguardi paritetici su di essa. Naturalmente «Voci» attuale ha un’angolazione diversa e interroga la realtà attuale con nuove prospettive teoriche e metodologiche. I risultati di tali interrogativi e sguardi sulla realtà che «Voci» via via presenta sono motivo per me di profonda soddisfazione. Ma essi non sarebbero possibili senza la collaborazione di quanti finora ho ricordato e dei lettori che spero vorranno concretamente sostenere il nostro sforzo, confortandolo con la loro adesione.

Passaggi

Miscellanea

Abstract
This Note introduces the subject of the monographic section retracing the genesis and the historical-cultural context in which the a. elaborated his research on relationships between folklore and cultural market. In that text the a. sought critically to identify the increasing tendency to reification and marketization of the cultural sphere with particular reference to the expressive forms of the traditional societies. This contribution, starting from such a reflection, tries to actualize and rethink the processes of “heritagization” in contemporaneity.

Key words:folklore, cultural market, rethinking, reification, heritagization

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Abstract
Nella società industriale, dapprima, e in quella postmoderna in seguito, l’artigianato è vissuto come una dimensione marginale della produzione economica, degna di protezione e preservazione. In questo scritto si intende proporre l’artigianato come un regime di azione in un certo senso trans-storico che sperimenta una metamorfosi significativa nell’era della cybercultura: proprio la produzione digitale è una delle direttrici di sviluppo artigianale nell’epoca della terza rivoluzione industriale (tradurre in inglese).

Key words: : crafts, industrial society, digitalization, heritagisation, cyberculture

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Abstract
The present paper suggests a reflection on some crucial questions of the national and international contemporary anthropology that crossing some cultural economy trends show “glocal short circuits” between the local and the global level of identification, legitimacy and valorization of the intangible heritage. The connection between the anthropological perspective on intangible heritage and economy allows us to reflect about the entry modality of heritage into the construction of touristic flows and the territorial marketing, and the community attitudes as actors of these processes. The case study here proposed shows the results of an ethnographic research on Nola city, situated near Naples, pointing out its complex local economies during the ritual moments of the “Festa dei Gigli” and analyzing the institutions and the elaborate policies of “patrimonialization” related with the many submissions to UNESCO list and focused on the relation between “global hierarchy of values” and the local. Through the ethnography we can find a market of sense and significance of the festive system that today it”s frequently underestimates and collides with the opposite dynamics, but vital and creative, of the same “property communities”. The recent tensions during the “Festa dei Gigli” are a clear demonstration, for instance, of the increasing hostilities towards the other similar national and regional feasts, ecc.

Key words: , intangible heritage, patrimonialization, Nola, “Festa dei Gigli”

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Abstract
The paper focuses around different recent theories of the relationship between intangible cultural heritage and the market. Economy and tourism have an enormous impact in shaping images and strategies of “heritagization”, while the debate on intellectual property and minorities rights are involved in cultural heritage policies. Thus anthropology can be an useful approach for understanding problems and boundaries of use and abuse of cultural heritage by different social, political and cultural actors in late modernity.

Key words:,: intangible cultural heritage, market, tourism, heritagization, minorities rights

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Abstract
The paper critically reflects on economic and political dynamics of S. Gregorio Armeno Street in Naples, a symbolic place of the production of the shepherds of the Nativity scene and of the renaissance of tourism in Naples, where we find a lot of artisanal productions, art works, plastic souvenirs, traditional and popular Nativity scene features as well as the famous “shepherds” inspired to actuality. S. Gregorio Armeno became in last years an interesting object for different scientific approaches, particularly the economic point of view centered on development and productive growth and the historical-artistic one, both functional to local politics of identity. In this ground of conflicts anthropological approach is not the only one able to show the complexity of identitarian dynamics characterizing this particular cultural asset in the wider urban sphere, but also the one able to grasp the elitarian and strongly political nature of the strategies and economic/historic-artistic way of looking of the street. We can see in this new context a threat to the heterogeneity of artisanal productions and experiences, both erudite than popular, that the street on the contrary expresses and that are potentially the real cultural and ethnographic “heritage” on which basing a project of development. This development is not only to think in economic terms, but also as a resource for artisanal knowledge, for entrepreneurial strategies and for individual creativity between popular urban culture and wider global flows.

Key words: Naples, Nativity scene, tourism, artisanal productions, economies of culture

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Abstract
A survey of present-day religious festivals in Sicily reveals a changing situation where the folkloric coexists with the folkloristic, and tradition survives alongside revival and invention. What was originally a spontaneous process of reaffirming and rediscovering usages and customs that had disappeared or risked disappearing soon came to be associated with various economic, institutional and political interests that in many cases have become predominant. These interests aim at manipulating traditional events to their own advantage by supporting the current fashion for folk culture and rusticity and promoting the rhetoric of lost identities and roots. This rebirth of religious traditions therefore is of a somewhat ambiguous nature with features that are both unconsciously positive and decidedly alienating.

Key words: religious festivals, Sicily, local identities, invention, ambiguity

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Abstract
Regional alpine economies’ transformation deals now as ever with national and international dynamics of preservation of so called intangible cultural heritage, of landscape and with more recently is called Food Heritage. I propose here a context for discussion od the concept of “heritagization” as an economic and cultural construction in circuits of symbolic as well as concrete re-signification and re-valorization. The role of social and institutional actors is critically analyzed compared to politics of revival of the taste in Eco-museums, Slow Food Presidi and Joint Purchasing Groups. UNESCO’s Convention on Intangible Cultural Heritage is one of the main present “discourses”, but here I focus also on regional politics and self-organized and spontaneous networks of citizens in order to observe different levels of identification, documentation and “co-production”, re-vitalization and self-folklorisation of local cultural heritage: from products with protected origin to common goods.

Key words: food, patrimonialization, heritagization, re-vitalization, alpine economies

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Abstract
The paper focuses on Intangible Cultural Heritage Convention and its application in the frame of the processes of heritagization. Five main criteria are analyzed as fundamental elements for the realization of the ICH02 form, particularly centered on naming of the ICH item, territory, cross-cultural dialogue, level of competition for knowledge of embedded intangible cultural heritage. Tourism and sustainability are other aspects of this evaluation of the ICH form, even if visibility and tourism are not the center of the UNESCO policies.

Key words: Intangible Cultural Heritage Convention, heritagization, tourism, sustainability, ICH form

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Abstract
In Andalusia, the most important popular festive rituals have, especially since their reactivation (or "reinvention") from the mid-nineteenth century, an economic dimension of increasing importance, both for the expenses in their organization and celebration carried out by the associations and people involved in them as for the benefits for local trade of the presence of travelers and tourists. This notwithstanding, and despite the pressures of the current global commoditization, the festivals have not been subsumed in the logic of the market and turned into shows - although there are some dynamics in this regard -, mainly due to persistence, and even strengthening, of its identity function, beyond its own explicit meanings. The cases of Seville's Easter and the Rocío pilgrimage exemplify this approach.

Key words: Andalucia, Holy Week, feast, identity, tourism

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Abstract
UNESCO ICH List nomination for Mediterranean Diet in 2010 clearly shows a new symbolic common sense according to which food alludes to transformation in behaviors, sensibilities and collective responsibilities toward nature and living species. This transforms Mediterranean diet in a synthesis of different local food regimes and at the same time in a global intellectual product: the result of a crossing of ways of looking that, from the Fifties, individuated, created and idealized a real way of living. According to Ancient Greeks, in fact, Diaita meant a real life rule. Thus, the ancient sobriety of olive oil, bread and wine, sacred elements of Mediterranean civilization, becomes the symbol of a modern frugal abundance. Coming back to the past becomes, by this mean, an announcement of future.

Key words: Mediterranean Diet, Unesco ICH list, patrimonialization, “ancestralization”, global intellectual product

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Abstract
Over the last decade, the analysis of the processes of heritage construction (“patrimonialization”) has taken on an increasingly central position in the national and international anthropological debate. In this paper I reconstruct my personal twentyyears old research program in such a field of study, showing its beginnings and analyzing its subsequent outcomes. The goals of such a retrospective reading are manifold. First of all I want to make the point of my reflections, setting them in the contemporary debate and showing some of their future developments. Secondly I try to lead the reader into the construction process of interpretative frameworks and of field “data” processing. Finally I hope to be able to neutralize the risk of “patrimonialization” (locking up and freezing process in/like heritage) that, even in a research context, works and assumptions, that at their beginnings have had some intent (if not capacity) to be innovative, can suffer.

Key words: patrimonialization, autoreflection, contemporary debate, interpretative frameworks, field “data”

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Abstract
Anthropological studies of the dynamics of commodification are often limited to specific products and their processes of traditional revival or institutionalization within specific contexts. This article, instead, discusses the commodification of so-called “typical” products in relation to recent developments of late capitalism. Nowadays, capitalism emphasizes imaginary traits of the sold goods within a “fiction economy”. At the same time, politics of difference are enacted by local political agents in order to mark specific territories. My analysis draws on ethnographic data from a mountain area in Central Italy, which has undergone a general decline of agriculture and sheep-breading. However, cheese production became a major feature of territorial differentiation. As part of the global commodification of local territories, in this triangle of products, fiction economy, and politics of difference ‘typical’ diary products become redundant of symbolic values. These products function as mediators par excellence of territorial and identitarian “differences”.

Key words: commodification, “typical” products, “fiction economy”, symbolic values, Central Italy

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Abstract
In recent decades important processes of re-signification, often conflicting with each other, have involved the practices related to the manufacturing of traditional products. Starting from the results of a previous research about the dairy sector, concluded more than ten years ago, focusing on the production of caciocavallo, a pear-shaped cheese made by milk of podolica cow, a typical cow in Gargano (a mountain in the north of Apulia - Southern Italy), this article wants to verify if the assumptions, the problems and the expectations founded in the previous search still have their validity. Starting from the observation that the representation of typicality was gradually more and more linked to the policies of enhancement of local cultural heritage, we will analyze the transformations that have involved the caciocavallo by the process of marketing so as to subject it to the contemporary market strategies and convert it in a tourism management instrument.

Key words: traditional products, caciocavallo, Apulia, cultural heritage, market strategies

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Abstract
Abstract In the last decade Slow Food increasingly invested in production, extending its action from consumers to producers and representing itself as a movement engaged, by concrete projects and media campaigns, in the question of food. What kind of economic frames emerge from actions on productive sphere? What role Slow Food plays in the conflictual arenas of the quality labeling? How producers deal with and in these arenas? Starting from a three-years ethnography in Slow Food headquarter in Italy and from analysis of particular productions of cheese in France and Italy (Sardinia, particularly), I’ll analyze the ways of looking and the practices of Slow Food activists and of producers linked to the movement. Slow Food “Presidi” are at the same time products and protection/valorization projects: they allow to observe political dynamics and the economic exchange ways carried by different actors involved in the labeling processes.

Key words: Slow Food, production, food, conflict, quality labeling

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Abstract
The author proposes a critical examination of the different points of view that address the national and local politics applied to the intangible cultural assets. She individuates convergences and divergences between the concepts of intangible cultural assets and intangible cultural heritage: two denominations that refer to different procedures of identification, knowledge, safeguarding and valorisation. She reflects about the relationship between identities and economic valorisation, with regard to the processes of cultural capitalisation carried on locally by the various social groups.

Key words: intangible cultural assets, intangible cultural heritage, national/local politics, cultural capitalisation, social groups

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Abstract
The meeting “Il catalogo nazionale dei beni culturali” (The National Catalogue of Cultural Assets) is the starting-point for a wide-ranging discussion about the situation of cultural heritage in Italy. The interview with Laura Moro, director of the dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, covers all the aspects of the contemporary debate about ethno-anthropological assets: cataloguing, training, capitalisation processes, requests for repatriation and restitution to the originating communities, political dialectic on cultural assets between State institution and local administrations, Unesco Convention for the Safeguarding of the Intangible Cultural Heritage. It follows a clear definition of the institutional tasks, of the technical and scientific functions and of the political and administrative strategies through which cultural heritage – not only the ethno-anthropological one – is outlined and built in Italy. .

Key words: cultural heritage, Italy, ethno-anthropological assets, Moro, Unesco Convention
Parole chiave:

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Camera Oscura

Abstract
In 1954, at the beginning of his research on cultural apocalypses, Ernesto De Martino meets the young psychiatrist Bruno Callieri, bound to become the most prominent spokesman for the phenomenological psychiatry in Italy. From this encounter has grown a partnership and an intensive exchange between the two scholars on the experience of “End of the World” in the psychiatric and anthropological literature. The essay describes some steps and some critical junctions of this dense and memorable meeting.

Key words: Callieri, De Martino, cultural apocalypses, phenomenological psychiatry, “End of the World”

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Abstract
Prenatal ultrasound has deeply changed the woman’s relationship with the fetus which is not only based on hearing. The visual portrayal prevails on the perception of the body and provokes a reality effect giving to the soon-to-be-born baby a status of autonomous existence: the laboratory knows everything even before the woman gets to know, included the sex of the fetus. All interviewees tell the strong emotions stimulated by the ultrasounds which average number may vary: three, according to the protocol, if pregnant women, as most of the migrant women do, use the medical services of the consulting rooms, or numerous ultrasounds if we consider the autochthonous women who turn to a private gynecologist. This opens up the debate on the relationship between private and public health, particularly relevant during pregnancy. Furthermore, through amniocentesis, the prenatal diagnosis consent to identify the integrity of the health of the fetus, leaving to the parents – and especially to the mother – the responsibility to choose whether to accept an ill or disabled child or to have an abortion. Doubts and agonizing conflicts arise in front of this decision, that not all the interviewed felt up to deal with.

Key words: pregnant women, prenatal ultrasound, visual portrayal, private and public health, amniocentesis

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Abstract
The essay analyzes the subject of childbirth and its processes of medicalization in the hospitals (epidural, cesarean section). The author does reference to recent studies on birth physiology and of neurobiology (Odent, Brizendine) to reflect on the relationship between biology and anthropology. Today, women become the protagonists of the active birth through new skills about female body, rejecting the short time of childbirth in the hospital. The paper reports an experience of fieldwork in hospitals Umbria, through a series of interviews about of childbirth with women who has lived these experiences.

Key words: childbirth, medicalization, female body, biology/anthropology, Umbria

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Abstract
Abstract The people of Huaulu, for many years the center of studies of Valerio Valeri in the Indonesian island of Seram, are today, the focus of conservation and tourism development projects. The Manusela National Park officially takes care to protect the natural heritage of Seram. This area becomes global heritage, built into a network of management practices, but in conflict with the indigenous claims. My research has therefore the intention to observe how these places are entering in the global adventure tourism scene. In the new economy of portering and guide, the space and time of the trekking become the ethnographic field. An area of performance and locus of hybridization between tourists and locals. Skills, knowledge and rituals become in this perspective active instruments and a space of resistance and creativity.

Key words: ecotourism, heritage, park, Huaulu, Indonesia

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Quotidianamente

Recensioni

Antonio Ariño Villarroya es catedrático de sociología de la Universitat de València. Es Vicerrector de Planificación e Igualdad de la Universitat de València. Entre las investigaciones y publicaciones destacan La ciudad ritual (1992), Sociología de la cultura (Ariel, 1998); La ciudadanía solidaria. El voluntariado y las organizaciones de voluntariado en la Comunidad Valenciana (2001), Las encrucijadas de la diversi- dad cultural (CIS, 2005), La participación cultural en España (Fundación Autor, 2006), Asociacionismo y voluntariado en España (Tirant lo Blanch, 2007), El oficio de estudiar en la Universidad (PUV, 2008), Autonomía Personal en la edad avanzada (CAM, 2008) y El movimiento Open (PUV, 2009); Prácticas cul- turales en España (Ariel, 2010), ¿Universidad sin clases? (Ministerio, 2012). The open movement and the struggle for the status on the Internet, en New Insigths in Political Sociology (2012), La Festa Mare. Les festes en una era postcristiana (2012). En la actualidad participa en el proyecto competitivo financiado por el Ministerio NOMS – Nuevos Objetos Mundo Sociales, dirigido por el profesor Pablo Navarro, donde se ocupa del estudio de Internet y los movimientos sociales en la Red. Dirige una investigación sobre Condiciones de Vida y Participación de los Estudiantes Universitarios en España, que incluye la creación de un Observatorio sobre este tema, financiado por el Ministerio de Educación.

 

Katia Ballacchino è dottore di ricerca in “Etnologia e Etnoantropologia” presso l’Università “Sapienza” di Roma. Svolge ricerche (prima in Romania e Stati Uniti e da anni in Italia centro meridionale) per diverse Università e Istituzioni, sviluppando le seguenti tematiche: festa, patrimonio immateriale, beni culturali, politiche dell’identità e processi di patrimonializzazione; etnografia visiva; migrazione; mediazione culturale e antropologia dei media. Collabora con le cattedre di Antropologia Culturale dell’Università Sapienza di Roma e dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Dal 2011 è docente a contratto all’Università del Molise, docente di Antropologia delle migrazioni al Master in Mediazione Culturale e Religiosa dell’Accademia di Scienze Umane e Sociali – Università Pontificia Salesiana di Roma e dal 2013 è docente del Dottorato in Sociologia e Scienze Sociali Applicate dell’Università Sapienza di Roma. Ha svolto campagne di catalogazione tramite schede BDI per l’ICCD e per vari comuni ha catalogato i beni,anche in relazione alle candidature UNESCO. Ha prodotto due film etnografici La festa migrante. I Gigli di Nola a New York e Sammastianu. Melilli 3-4 Maggio 2006. Tra le sue più recenti pubblicazioni: Il Giglio di Nola a New York. Uno sguardo etnografico sulla festa e i suoi protagonisti, 2008; (a cura) La Festa. Dinamiche socio-cultu- rali e patrimonio immateriale, 2009; La zuppa, il fuoco e il lago. Cibo e identità intorno al lago di Bolsena, 2009 (con A. Broccolini); Embodying devotion, embodying passion. The Italian tradition of the Festa dei Gigli in Nola, 2011; Unity Makes…Intangible Heritage: Italy and Network Nomination, 2012; An Ethnogra- phy of Migratory Heritage. The Gigli feast in Nola, 2012; ‘Lui è uno di noi’. Intimità e domesticità della festa di Sant’Antonio Abate a Montopoli di Sabina, 2013; Il Carnevalone Poggiano: l’ordine e il disordine rituale, 2013; Is watching the feast making the feast? Visual language and practice in an ethnography, 2013.

 

Andrea Benassi è dottorando di ricerca in “Mito Rito e pratiche simboliche” presso l’Università “Sapienza” di Roma. La ricerca verte sulla relazione tra comunità locali e parchi naturali in Italia rispetto alla costru- zione dell’idea di “natura”. In ambito nazionale si occupa, tramite ricerche sul campo, di museografia, percezione del territorio, antropologia del turismo e politiche del patrimonio. Lavora come esperto di beni DEA per conto della Regione Lazio ed Emilia Romagna. In ambito internazionale ha svolto ricerche nel sud est asiatico con particolare attenzione al rapporto tra minoranze etniche e mondo contemporaneo, anche in collaborazione con la cattedra di Religione dei Popoli primitivi dell’Università “Sapienza”. Sempre in questa prospettiva ha lavorato come antropologo per conto della missione IsIAO in Baltistan (Pakistan), in relazione al rapporto tra politiche ambientali e comunità locali.

 

Letizia Bindi è professore associato di Antropologia Culturale e Antropologia del Turismo presso l’Università degli Studi del Molise. Si è formata a Roma “Sapienza”, presso l’E.H.E.S.S. di Parigi e alla Johns Hopkins University di Baltimora (USA). Dopo il dottorato in Letterature e Pratiche simboliche. Mito e rito, sostenuto sotto la direzione di Luigi M. Lombardi Satriani, ha insegnato presso la Facoltà di Sociologia dell’Università di Roma “La Sapienza”, presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, l’Università degli Studi di Trieste. Da molti anni collabora alla progettazione e realizzazione di programmi radiofonici basati sugli archivi delle Teche RAI e su cicli di trasmissioni di interesse storico e antropologico. Da questa esperienza di lavoro e ricerca sugli archivi della RAI è emerso un volume dal titolo Bandiere Antenne Cam- panili. Comunità immaginate nello specchio dei media (Roma, 2005). Dal 2005 la sua ricerca etnografica