VOCI
Rivista di Scienze Umane
Fondatore: Luigi M. Lombardi Satriani
Direttore: Antonello Ricci
Direttore Responsabile: Walter Pellegrini
Comitato Scientifico: José Luis Alonso Ponga, Jean-Loup Amselle, Marc Augé †, Antonino Buttitta †, Francesco  Faeta, Abdelhamid Hénia, Michael Herzfeld, Lello Mazzacane, Isidoro Moreno Navarro, Marino Niola, Mariella Pandolfi, Taeko Udagawa
Comitato di direzione: Enzo Alliegro, Katia Ballacchino, Letizia Bindi, Laura Faranda, Mauro Geraci, Fiorella Giacalone, Fulvio Librandi, Maria Teresa Milicia, Rosa Parisi, Gianfranco Spitilli. 
Direzione e redazione: Dipartimento di Storia, Antropologia, Religioni, Arte, Spettacolo “Sapienza” Università di Roma, Piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma 
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Coordinamento editoriale: Marta Pellegrini
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Editoriale

 

Monografica
Ripensare e ricordare – Luigi M. Lombardi Satriani e gli studi antropologici italiani: i riflessi internazionali
A cura di Francesco Faeta e Antonello Ricci 13

El folklore y la cultura popular en Luigi Lombardi Satriani. Una mirada desde lo hispano
José Luis Alonso Ponga, Maria Pilar Panero García 15

La transformación del ritual y la reinvención de la naturaleza
Antonio Ariño Villarroya, Pedro García Pilán 34

Una visita da noi: Luigi M. Lombardi Satriani a Montréal, Canada
Gilles Bibeau 47

Building a bridge does not mean to pass it. Some reflections on the fate of an anthropological classic: Il ponte di San Giacomo (1982)
Ulrich van Loyen 50

Religiosidad popular e Iglesia oficial en Andalucía: cofradías y Semana Santa
Isidoro Moreno 60

Attraversare il pensiero critico, da Antonio Gramsci a Judith Butler. L’eredità coraggiosa di Luigi M. Lombardi Satriani
Mariella Pandolfi 79

 

Camera oscura

 

Cinque piccoli foto-racconti per Luigi M. Lombardi Satriani
Fotografie e testi di Francesco Faeta, Marina Malabotti, Lello Mazzacane, Antonello Ricci, Vito Teti 85

 

Recensioni

 

Questo numero di “Voci” è il primo concepito in assenza del Direttore, a un anno dalla sua scomparsa. Non è stato facile elaborare un progetto editoriale. Tutti i membri del Comitato di Direzione si sono trovati d’accordo nel non rispondere all’immediato impulso emotivo di un numero “speciale” da far uscire all’indomani della scomparsa di Luigi M. Lombardi Satriani. L’eco della notizia è stata riverberata, fra articoli e ricordi sui maggiori quotidiani nazionali e locali, periodici on line, agenzie di stampa, annunci e servizi su testate televisive. Un libro curato da Antonino Cusumano, Per Luigi – Scritti in memoria di Luigi M. Lombardi Satriani, uscito per i tipi del Museo Pasqualino nel novembre del 2022, che raccoglieva e ampliava quanto apparso, sin dai primi giorni dalla scomparsa, sulla rivista “Dialoghi Mediterranei”, offriva del resto orizzonte a quel legittimo bisogno di testimonianza affettiva, oltre che di prima riflessione critica, che pervadeva molti studiosi, allievi e non. Un instant-book di “Voci”, dunque, avrebbe rischiato di non aggiungere molto altro a quello che era già stato detto e scritto. In direzione opposta, prima dell’estate del 2022, gli allievi, più o meno diretti, presenti nelle sedi universitarie dove lo studioso ha insegnato, hanno avviato un lungo periodo di riunioni e di riflessioni per l’elaborazione di un itinerario comune di iniziative e di appuntamenti convegnistici (https://voci. info/news.html). Questa fase preparatoria si è conclusa alla fine del 2022: il 20 gennaio 2023 alla “Sapienza” Università di Roma si è svolto il primo convegno; gli altri sono stati programmati per il 12 e 13 aprile all’Università di Messina, il 19 e 20 maggio all’Università della Calabria, il 26 e 27 ottobre alle Università “Federico II” e “Suor Orsola Benincasa” di Napoli e l’11 dicembre nuovamente alla “Sapienza”. Anche il fascicolo di “Voci” 2023 che il lettore ha in mano ha seguito un altrettanto ponderato iter elaborativo. Possiamo, anzi, affermare che esso sia un ulteriore tassello della mappa di appuntamenti in memoria succedutisi nel corso del 2023. In sintonia con questo, abbiamo pensato, di intitolare il numero Ripensare e ricordare – Luigi M. Lombardi Satriani e gli studi antropologici italiani, riproponendo il medesimo titolo-contenitore di tutto l’insieme di iniziative convegnistiche, a cui si aggiunge qui, come sottotitolo esplicativo, I riflessi internazionali. Gli articoli della sezione Monografica hanno impostazioni e svolgimenti diversi, che vanno dall’approfondimento critico sulla prospettiva scientifica e accademica di Lombardi Satriani, al ricordo che egualmente riverbera però aspetti intellettuali della personalità dello studioso. José Luis Alonso Ponga e Maria Pilar Panero García, nel primo saggio, evidenziano come: “uno de logros más relevantes de la Antropología Italiana ha sido la capacidad de construir un pensamiento científico fuerte at home”. Sulla base di tale premessa gli autori indagano in maniera ampia e approfondita l’approccio teorico di Lombardi Satriani alle tradizioni popolari e alla nozione di folklore, i riferimenti fondativi che richiamano Antonio Gramsci ed Ernesto de Martino, la visione innovativa del folklore come cultura di contestazione e la continuativa critica culturale e politica all’uso turistico e mercificante dello stesso. Un’importante e ricca finestra viene aperta sull’influenza esercitata dal pensiero dello studioso calabrese nel mondo intellettuale ispanico: dapprima in America latina, con la veicolazione del pensiero di Gramsci mediante la traduzione di Antropologia culturale e analisi della cultura subalterna e di Folklore e profitto e anche attraverso il dibattito aperto da Garcia Canclini; analogamente poi, soprattutto negli anni del post-franchismo, in Spagna. L’articolo si conclude con la messa in evidenza della personalità di Lombardi Satriani, improntata a un umanesimo incondizionato e dialogante. Antonio Ariño Villaroya e Pedro García Pilán esplorano la persistenza, la trasformazione e l’innovazione di pratiche festive e rituali nel mondo contemporaneo, prendendo in considerazione il rapporto fra società e natura, ovvero come la natura venga incorporata nei contesti cerimoniali messi in funzione dai gruppi sociali e ne diventi il fulcro simbolico. Sono presi in considerazione tre esempi emblematici di contenitori festivi: il primo appartiene alla dimensione sociale del mondo contadino e della ruralità attraverso la festa di sant’Antonio abate; il secondo prende in esame le rivendicazioni identitarie portate avanti da varie forme di attivismo, come il movimento operaio, il femminismo, il contesto LGBTQI+; il terzo ha come focus il rapporto fra umanità e natura nella temperie contemporanea. Tutti e tre i campi di ricerca sono indagati sotto il profilo delle manifestazioni pubbliche che in qualche modo assumono i connotati della festa e del rito. I due studiosi intendono porre l’attenzione sulle modalità di costruzione simbolica mediante cui i contenuti sociali e culturali sono veicolati entrando nella dimensione dell’immaginario sociale, al fine di affermare o rifondare forme di identità personale e sociale. Va sottolineato come nello svolgimento di quest’arti- colo la figura e l’opera di Lombardi Satriani emerga e orienti, in maniera diretta o indiretta il percorso di riflessioni svolto dai due studiosi, i quali, in un denso pas- saggio dello scritto, esprimono esplicitamente la loro sintonia con l’antropologo scomparso: “dicha perspectiva, heredera de una rica tradición de la antropología italiana (incluso familiar), nos permite recordar hoy que todos los maravillosos textos de Luigi, antropológicos o poéticos, son esa ‘acqua passata’ que continua ‘a macinare’, que sigue inspirando nuestro trabajo académico, sin ignorar su di- mensión ético-política”. Gilles Bibeau racconta di una visita accademica di Lombardi Satriani all’Università di Montréal. Con una modalità narrativa intima e allo stesso tempo anali- tica, l’antropologo canadese evoca la capacità relazionale attuata con gli studen- ti dal collega italiano: una capacità comunicativa che sono in molti, studenti o colleghi e amici, a ricordare come uno dei tratti più significativi e coinvolgenti della sua personalità, e anche quello che ha maggiormente contato nel potenziale didattico del suo eloquio. Bibeau tratteggia sinteticamente e intensamente la col- locazione dell’antropologo nella scia del pensiero critico italiano che percorre la seconda metà del Novecento e ha la sua radice nella figura di Antonio Gramsci: “il progresso nel campo della conoscenza, secondo il pensiero di Lombardi Sa- triani, passa necessariamente attraverso la perdita dell’illusione che porta a pen- sare alla conoscenza come a qualcosa in grado di conferire ‘potere’. In queste parole di Luigi riconosciamo la definizione dell’intellettuale organico”. Nel 1996 è stato tradotto in tedesco il volume Il ponte di san Giacomo. L’operazione editoriale è stata promossa dalla linguista Ute Schwab, docente presso l’Università di Messina fin dagli anni in cui vi insegnava Lombardi Satriani. Nel saggio scritto da Ulrich van Loyen viene ripercorsa la storia di quella traduzione e sono messi in luce i motivi dello scarso successo dell’opera nel mondo dell’an- tropologia germanofona di quegli anni, i cui studi di Volkskunde si erano orientati verso la dimensione anglofona dei cultural studies. L’autore chiarisce le diffe- renze sostanziali esistenti fra i due contesti storici-politici-intellettuali italiano e tedesco che hanno determinato impostazioni e prospettive specifiche degli studi di etnologia interna nei due paesi europei, divaricando di fatto, in maniera con- sistente, la possibilità di un dialogo fra indirizzi di studio contigui. Tuttavia, van Loyen esplicita nettamente il valore e il merito del volume in questione, anche nell’ambito del suo Paese. Per esempio, ne evidenzia l’ampiezza dello sguardo rivolto alla dimensione transculturale del rapporto con la morte: “the value of this study also lies in the resoluteness with which it examines both the old, tradi- tional form of dealing with death and contemporary forms of using the bridge as a medium. Thus, it is not only the detailed descriptions of the rituals of Nocera Terinese or the analysis of the sections devoted to the dream as an institution for the mutual visitation of the living and the dead that captivate the reader due to their meticulousness and literary quality, but also the detailed chapter on the seer Natuzza Evolo (1924-2009)”. Analogamente van Loyen riferisce dell’importanza del testo di Lombardi Satriani e Meligrana per gli antropologi tedeschi interessati al meridione italiano: “however, for anthropologists who have devo- ted themselves to southern Italy, the work is of lasting importance: this is true of Thomas Hauschild, whose Power and Magic in Italy (2002/2011) draws on the folkloristic compendium of Lombardi Satriani and Meligrana as much as on Luigi Di Gianni’s cinematic representation and appropriation of religious rites. In my book Napoli sepolta (2020), I tried to trace the ways in which the dead return in life, or more profoundly, how the ambivalence of emotions that Sigmund Freud (1913) writes about in relation to our dealings with the dead can be shaped and made politically productive in postmodern Naples”. Isidoro Moreno propone un’ampia e ricca panoramica dei suoi studi e delle sue ricerche sulla Settimana Santa in Andalusia. L’argomento, riferito al meridione italiano, è stato anche per Lombardi Satriani una delle costanti del suo interesse per la dimensione rituale contadina, a partire dal 1969, con un progetto di ricerca del CNR, e negli anni successivi con una continuativa produzione saggistica. L’insieme rituale della Settimana Santa, con il Venerdì Santo come momento apicale della dimensione funebre e la Domenica di Pasqua come culmine del riscatto e riacquisizione alla vita, è assunto come ambito paradigmatico del comportamento festivo delle classi subalterne. Entro tale contenitore sono presenti elementi simbolici forti come il sangue, su cui lo studioso italiano ha sviluppato molta parte della sua riflessione intellettuale, la rappresentazione della morte come istituto culturale, e il tema del travestimento e del mascheramento rituale in quanto rinviante a una metamorfosi simbolica che trova continuità cerimoniale nell’insieme rituale del Carnevale, pure ampiamente studiato da Lom- bardi Satriani. Isidoro Moreno dedica esplicitamente il suo intervento all’amico e collega al quale idealmente si riferisce come modello di riferimento scientifico e di passione politica e civile: “desde los años setenta del pasado siglo, sus pu- blicaciones sobre la cultura popular, especialmente en el ámbito de la religiosi- dad, han sido para mí una orientación metodológica insustituible e impagable. Al igual que ejemplar fue también su dimensión ética y su compromiso ciudadano por la democracia y la libertad”. A chiusura dei contributi è il breve, ma significativo saggio di Mariella Pandolfi, ponte di collegamento fra la collocazione nazionale dell’antropologo ca- labrese e lo scenario internazionale. Gilles Bibeau nel suo intervento lo ha già evidenziato ricordando la visita di Lombardi Satriani a Montréal voluta proprio da Pandolfi. L’originalità di questo intervento risiede nella volontà dichiarata di sganciare la figura di Lombardi Satriani dal “recinto” della demologia, ritenendo necessario portare lo sguardo sulla natura intellettuale a tutto tondo che ha caratterizzato l’esistenza dello studioso: “disegnare il ruolo di Luigi come intellettuale significa andare oltre il suo rapporto con gli studi della tradizione demologica, rapporto pur sempre innovatore e che ha contribuito a un rinnovamento profondo della tradizione antropologica italiana. Ogni percorso della sua originalità ha evocato in me altri percorsi, e alcune categorie che sintetizzano le sue ricerche ne hanno fatto un protagonista della ‘criticità’”. A partire da questa affermazione, l’autrice s’incammina lungo percorsi sempre più ardimentosi e inquieti di confronto fra quanto l’antropologo calabrese andava elaborando con la sua lettura eterodossa di Gramsci e gli scenari più originali dell’intellettualità internazionale, non solo di stretto ambito antropologico. Georges Marcus, Jacques Derrida e Judith Butler, Paul Rabinow e Jeanne Favret-Saada, Gayatri Chakravorty Spivak e Gilles Deleuze appaiono evocati negli accostamenti di Mariella Pandolfi in maniera sempre imprevedibile e sorprendente. Essi sembrano dialogare, di volta in volta, con la dimensione problematica richiamata dal pensiero di Lombardi Satriani: il rapporto mai innocente fra antropologo e informatore, la “complessità del vivere oltre il vivente”. E ancora, il contatto si manifesta nella dimensione della subalternità derivante dal colonialismo, dall’imperialismo e dalla rivendicazione di genere. Infine la studiosa conclude facendo notare che “bisogna andare oltre, sosteneva sempre Lombardi Satriani. ‘Andare oltre’ vuol dire verificare la materialità anche del pensiero, se quel pensiero è immateriale e nasce da una forma materiale”. A completare il mosaico di dediche sono i Cinque piccoli foto-racconti per Luigi M. Lombardi Satriani, un inserto fotografico di Camera oscura, a più voci, di Francesco Faeta, Marina Malabotti, Lello Mazzacane, Antonello Ricci, Vito Teti. Ogni contributo è composto da cinque fotografie scelte dai propri repertori di ricerca ed è corredato da un breve testo nel quale sono esplicitati, in maniera più o meno diretta, i criteri di selezione in rapporto con il legame che ciascuno degli autori ha avuto, e ha, con Lombardi Satriani. Infine, tra le recensioni, ve n’è una scritta dal Direttore come ultimo contributo alla sua rivista. Francesco Faeta e Antonello Ricci

Monografica

Ripensare e ricordare – Luigi M. Lombardi Satriani e gli studi
antropologici italiani: i riflessi internazionali

a cura di Francesco Faeta e Antonello Ricci

 

Abstract

Abstract In this essay we take a brief look at Luigi Lombardi Satriani’s theories on folklore and popular culture, their early influence in Spanish America and more recently in Spain. He explored the model of Antonio Gramsci and Ernesto de Martino on the revolutionary uses, “of contestation”, of folklore; as well as other new uses in the service of capitalism when popular culture in Italy changed due to the disappearance of the peasant world. Beyond his academic approaches, the figure of Lombardi Satriani is that of a humanist who respects the ways of existence of millions of human beings. These peasants, whose way of life prevailed outside the cities, although influenced by them, participate in the folk culture systematically compared to the “civilised” one. We remember Luigi, if we may be so familiar, not only for his fruitful work on otherness and the southern question, a debate in which he participated as a prestigiousintellectual, but also for the stature of his teaching and his enormous human warmth. En este ensayo hacemos un breve recorrido por las teorías de Luigi Lombardi Satriani sobre el folklore y la cultura popular, su influencia temprana en Hispanoamérica y en tiempos más recientes en España. Él indagó en el modelo de Antonio Gramsci y de Ernesto De Martino sobre los usos revolucionarios, “de contestación”, del folklore; así como en otros nuevos usos al servicio del capitalismo cuando la cultura popular de Italia cambia por la desaparición del mundo campesino. Más allá de sus planteamientos académicos la figura de Lombardi Satriani es la de un humanista que respeta las formas de existencia de millones de seres humanos. Estos campesinos, cuyo estilo de vida prevaleció fuera de las ciudades, aunque influenciados por ellas, participan de la cultura folk comparada sistemáticamente con la “civilizada”. Recordamos la figura de Luigi, si se nos permite la familiaridad, además de por su fructífero trabajo sobre la alteridad y la cuestión meridional, debate en el que participó como intelectual de prestigio, por la talla de su magisterio y su enorme calidez humana.

Keywords: Luigi M. Lombardi Satriani, folklore, popular culture, hegemonic culture, subaltern culture.



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Abstract

The article is divided into three parts. First, through the festival of San Antonio Abad and its transformations, a form of relationship is evoked between society and nature that has dominated from the Neolithic to the present. So doing, we approach the relationship between agrarian society and its symbolic system, showing its meaning and the transformations it has undergone in the era of advanced capitalism. In the second part, reference is made to the new parties generated by movements such as the labour movement, feminism and LGBTQI+ activists. Changes in the relationship between society and personal identity are verified, as well as the “culture war” that, surrounds these phenomena, across the entire planet. In the third part, we approach the need to jointly reinvent humanity and nature, humanity as nature or nature as humanity. Thus, a phenomenon of the 21st century emerges, which forces us to consider the ritual manifestations in this field. El artículo consta de tres partes. En primer lugar, a través de la fiesta de san Antonio Abad y sus transformaciones, se evoca una forma de relación entre sociedad y naturaleza que ha dominado desde el neolítico hasta la actualidad. Nos acerca- mos así a la relación entre la sociedad agraria y su sistema simbólico, mostrando su sentido y las transformaciones que ha experimentado en la era del capitalismo avanzado. En la segunda parte, se hace referencia a las nuevas fiestas generadas por movimientos como el obrero, el feminismo y las reivindicaciones LGBTQI+. Se constatan así los cambios en la relación entre sociedad e identidad personal, así como la “guerra cultural” que, en torno a estos fenómenos, atraviesan todo el planeta. En la tercera parte, se plantea la necesidad de reinventar conjuntamente la humanidad y la naturaleza, la humanidad como naturaleza o la naturaleza como humanidad. Emerge, así, un fenómeno del siglo XXI, que obliga a plantear las manifestaciones rituales en este ámbito.

Keywords: Festivities, Ritual, Nature, Transformation, Ecological crisis.
Palabras clave: Fiestas, Ritual, Naturaleza, Transformación, Crisis ecològica.



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Abstract

Abstract In this short paper, the author provides some insights about the contents of the lecture given at the Université de Montréal given by Professor Luigi M. Lombardi Satriani. His relation to the Italian intellectual tradition is also evoked.

Keywords:lectureattheUniversitédeMontréal,italianintellectualtradition,criteria for choosing graduate students, celebrating the memory of colleagues, intellectual heritage.



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Abstract

Abstract This short essay tries to elucidate the fate of L.M. Lombardi Satriani’s and M. Meligrana’s seminal work in Germany arguing that the lack of reception was strongly influenced by the divergent paths the anthropological disciplines had taken.

Key words: Luigi M. Lombardi Satriani, anthropology of death, folklore studies, his- tory of anthropological theory and methods. Parole chiave: Luigi M. Lombardi Satriani, antropologia della morte, studi di folklo- re, storia dell’antropologia.



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Abstract

Processions and other non-liturgical Holy Week events organized by brotherhoods and confraternities continue to play a central role, both in Andalusia and elsewhere. For five hundred years the relationship between the brotherhoods and the ecclesiastical establishment has been ambivalent, not without tension, due to the hierarchy’s interest in controlling them. The Church has ignored or minimized their multidimensional and polysemic character, without considering their importance for reproducing collective identities and identifications, especially at the local level. Since the mid-1980s, this dynamic has been accentuated. To this must be added the growing interventionism of political institutions, as well as the mercantilist use characteristic of today’s globalization. This set of conditioning factors is modifying and endangering the “total social fact” character of festivals whose expressions, functions, and meanings go beyond the sphere of official religion and its orthodoxy, as until now these elements have belonged to the sphere of popular culture.

Key words: popular religiosity, catholic Church, collective identities, globalization.



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Abstract

To understand Luigi M. Lombardi Satriani’s role as a scholar and intellectual we must look beyond his contributions to the Italian tradition of “demology” contributions that always innovated and profoundly transformed Italian anthropology. We must situate his work on blood, memory, subalternity and the limits of ethnography in relation to that of other leading figures of the 1980s. In dialogue and resonating with French theory, Cultural studies, Postcolonial studies and Subaltern studies, Lombardi Satriani together with Gramsci, Deleuze, Derrida and Bourdieu forged a new creative space of dissonance.

Key words: original contribution, beyond demology, interdisciplinary dialogue, subversive role of ethnography, creativity of dissonance.



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Camera Oscura

Cinque piccoli foto-racconti per Luigi M. Lombardi Satriani
Fotografie e testi di Francesco Faeta, Marina Malabotti, Lello Mazzacane, Antonello Ricci, Vito Teti

 

La fotografia ha accompagnato tutta la mia vicenda di ricercatore e ha accompagnato largamente, avvicinandoci, quella di Luigi M. Lombardi Satriani, dal momento in cui ci siamo conosciuti, nel 1968, sulle scalinate della Facoltà di Lettere e Filosofia occupata di “ Sapienza”



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Marina Malabotti (1947-1988), scomparsa prematuramente a soli 41 anni, ha intrattenuto un intenso scambio collaborativo con Luigi M. Lombardi Satriani. Nel corso di circa un quindicennio, ha collaborato, in modo più o meno ravvicinato, a molte delle campagne di ricerca etnografica messe in piedi (o ispirate) dallo studioso in Calabria: quella sulle feste della settimana santa, a esempio, sul carnevale, sulla comunità insubordinata di Melissa, sul lutto e il cordoglio, sullo spazio e sulle architetture popolari. Nel seguire Lombardi Satriani sul terreno,



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Per questo numero di “Voci” è stato chiesto a me come ad altri quattro amici di Luigi M. Lombardi Satriani di scegliere cinque fotografie che in qualche modo fossero a lui dedicate, ma anche lo ricordassero, lo chiamassero in causa e via dicendo. Il tema sarebbe cinque foto per ricordare Luigi. Ma in aggiunta ci viene detto: “svolgetelo a tema libero!” E in aggiunta: “ma Luigi di persona non ci deve essere!” Allora penso vada evocato: cinque fotografie che evochino la sua



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Ho cominciato a fotografare con continuità a partire dalla metà degli anni ’70 del secolo scorso. Quasi da subito temi e modalità di ripresa delle immagini hanno seguito un modello o, forse, uno stile etnografico. Ho fotografato prevalentemente la musica tradizionale in tutte le sue forme e su questi soggetti ho pubblicato molte fotografie, a volte in maniera monografica come, per esempio, nel volume La capra che suona, insieme a Roberta Tucci (20042, con prefazione di Roberto De Simone), altre volte in una chiave di sperimentazione di un’etnografia del suono e dell’ascolto, come nel volume Il paese dei suoni (2012). Sarebbe stato semplice, in questa occasione, proporre una selezione



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Da bambino pensavo di avere un sosia, un doppio, un altro io da qualche parte altrove. Non in un luogo qualsiasi, ma a Toronto, dove era emigrato mio padre. Fu in una fotografia che incontrai la prima volta lo sguardo di mio padre. Avevo quattro anni. Mio padre aveva superato i quaranta. Guardavo la foto arrivata da Toronto più di quanto non facessi con i ricordini dei defunti e le figure del Crocefisso, della Madonna e dei santi. C’era qualcosa di misterioso in quel ritratto che mio padre aveva mandato a mia madre per rassicurarla della sua guarigione. Il volto di mio padre era raffigurato su una carta lucida e patinata, come in un ricordino di defunti, in un’atmosfera rarefatta e inventata



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Recensioni

José Luis Alonso Ponga, Profesor Titular de Antropología de la Universidad de Valladolid y Director de la Cátedra de Estudios sobre la Tradición y del Centro Internacional de Estudios de Religiosidad Popular: La Semana Santa en dicha Universidad (jubilado en 2022). Licenciado en Filosofía Pura por al Universidad Angelicum de Roma, Licenciado en Geografía e Historia por la Universidad de Valladolid, Doctor en Antropología por la misma Universidad, Miembro honorífico de la “Società Italianadi Antropologia Culturale” nombrado en 2007 y Asesor del Instituto de la Cultura Tradicional Segoviana Manuel González Herrero desde 2012.Ha sido profesor visitante entre otras en Università degli Studi di Messina, Università degli Studi La Sapienza de Roma Università degli Studi Roma Tre, Alburquerque University. Sus líneas de investigación son el patrimonio y la museografía etnográfica, el patrimonio cultural, la religiosidad popular. Ha publicado numerosos libros, el último sobre la Semana Santa de Bercianos de Aliste, y otras publicaciones de diverso tipo. En la actualidad prepara un monográfico sobre la Arciconfraternita del Santissimo Crocefisso di San Marcello al Corso (Roma).

Antonio Ariño Villarroya, es catedrático emérito de sociología de la Universitat de València. Dirige el Institut de Ciències Socials i de la Cultura de la Institució Alfons el Magnànim y laCàtedra de Polítiques Culturals Valencianes. Sus principales líneas de investigación tienen que ver con los ámbitos de la sociología de la cultura y con las desigualdades sociales. Fue premio nacional de investigación por su tesis doctoral sobre la fiesta de las Fallas (La ciudad ritual, Anthropos, 1992). Con el profesor Luigi Lombardi Satriani publicaron en Meltemi editori L’Utopia di Dioniso (1997). Entre las publicaciones recientes cabe señalar Culturas Abiertas, Culturas críticas (2019, Tirant lo Blanch), y La Prostitución en la Comunitat Valenciana. Una perspectiva sociológica (2022).

Gilles Bibeau, Professor Emeritus at the Université de Montréal, has received academic training in biochemistry, philosophy, comparative religions and anthropology. His research activities took place in Africa (1966-1979) on traditional medicines, in India (since 1990) on asceticism and mental health problems, and in the Americas on public health and socio-cultural psychiatry. The topics he explores are the following: Popular Systems of Knowledge; Juvenile Cultures; Street gangs; Comparative ethical and legal systems; World Mental Health; Social and Cultural Pediatrics; Critical approaches in public health; Social Determinants of Health; Biotechnologies, genomics & anthropology; Human rights, ethical relativism and comparative legal systems; Decolonisation in Africa; Ethnicity and immigration. He has trained over 200 PhD & Master students. He has served successively as President of the Canadian Association for African Studies and President of the Canadian Council of Area Studies Learned Societies (Asia, Latin America, Africa). In that context, he has developed a number of cooperative activities between universities of the North and those of the South.

Pedro García Pilán,Doctor en Sociología y Licenciado en Historia por la Universitat de València. Sus principales líneas de investigación son la sociología del ritual y la sociología urbana, temas sobre los que ha publicado diversos artículos y capítulos de libros. Autor de Tradición en la modernidad avanzada: la Semana Santa Marinera de Valencia (2010) y Mapa social de Torrent. Complexitat i territori a una ciutat oberta, 2003-2005 (2007). Coordinador de Tots els colors de Josep-Vicent Marqués (2018), de La sociedad valenciana en transformación (1975-2015) (dirigida por Antonio Ariño, 2018), y del monográfico “Fiesta y ritual: las continuas metamorfosis de lo invariable” (2021).

Ulrich van Loyen, nato a Dresda nel 1978, è etnologo e studioso di letteratura. Dopo aver ricoperto diversi incarichi accademici in Italia (Urbino, L’Aquila) e Germania (Colonia, Monaco), attualmente insegna Teoria dei media e Antropologia dei media all’Università di Siegen. Tra le sue pubblicazioni: Neapels Unterwelt. Über die Möglichkeit einer Stadt (Berlino 2018; traduzione italiana: Napoli sepolta. Viaggio nei riti di fondazione di una città, Milano 2020), e la biografia del poeta praghese e antropologo oxfordiano Franz Baermann Steiner,Exil und Verwandlung, (Bielefeld 2011).

Isidoro Moreno es Catedrático emérito de Antropología (jubilado) de la Universidad de Sevilla y figura relevante en el desarrollo de la disciplina en Andalucía y el Estado español. Durante sus cincuenta años de docencia e investigación, además de aportaciones teórico-metodológicas como la de la “matriz identitaria”, ha realizado trabajo de campo, principalmente en Andalucía y la América que denomina Indoafrolatina, sobre mestizaje, etnicidades, nacionalismos, culturas del trabajo, rituales y fiestas populares, enmarcándolos en el marco de la glocalización (dinámicas opuestas de la globalización homogeneizadora y de la reactivación de las identidades colectivas). Ha publicado más de treinta libros y dos centenares de artículos en revistas de ciencias sociales, además de numerosas colaboraciones en la prensa diaria. También ha realizado diversos documentales audiovisuales para TV y colaborado en series cinematográficas. Ha recibido numerosas distinciones y reconocimientos, tanto en Andalucía como a nivel internacional, entre ellos el Premio DemoEtnoAntropologico G. Pitre-Salomone Martino.

Mariella Pandolfi: vive da trent’anni fra il Canada e l’Europa, alternando la sua vita dilavoro universitario a Montreal, diricercaneiBalcanidurante le guerre degli anni ’90 in qualità diesperta perlenazioni unite o altriorganismi internazionali (UNDCP, IOM) e fondazioni private. Già professore ordinario di antropologia all’Università di Montreal dal 1993, nel 2019è stata nominataprofessore emerito.Ha una laurea in filosofia all’Università di Napoli e un dottorato in antropologia all’EHESS di Parigi. Co-direttore dei gruppi di ricerca GRIHM e IRTG ePolitica e Musica all’Università di Montreal, fa parte dei consigli scientifici e internazionali delle maggiori riviste di antropologia in Canada, Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Italia. Co-responsabile di un Seminariodi master all’EHESS dal 2015. Professore invitato in numeroseuniversità (Italia, Europa,Stati Uniti). Negli anni ’80ha co-fondatol’Associazione di psichiatria transculturale e ne è stata segretario generale. Inoltre è stata vice presidentedell’Associazione italiana di antropologia medica. Ha vinto premi e menzioni, è stata nominata Cavaliere al merito della Repubblica italiana.Membro dell’Advisory board del Real Museo e Parcodi Capodimonte a Napoli dal 2018. Editorialista della sezioneCorriere del mezzogiorno del Corriere della sera dal 2015. Membro del comitato di onore del Festival internazionale del film d’artedi Montréal.Ha scritto e curato otto libri in italiano, inglese, francese e albanese, pubblicatooltre cento lavori come capitoli di libri earticoli su riviste specializzatein italiano, inglese, francese, spagnolo e greco.

Maria Pilar Panero Garcia, Profesora CDoc de Antropología Social en la Universidad de Valladolid (mariapilar.panero@uva.es). Licenciada en Filología Hispánica (USal) y en Teoría de la Literatura y Literatura Comparada (Uva). Desde el año 2005 está vinculada a la Cátedra de Estudios sobre la Tradición, rama universitaria de la Fundación Joaquín Díaz, y desde 2022 es su directora. Compagina sus tareas docentes con tareas de gestión. Imparte docencia no reglada en la Universidad de la Experiencia “Millán Santos” y colabora en diversas actividades de carácter divulgativo como exposiciones. Ha sido miembro de los equipos en varios proyectos de investigación. Actualmente colabora en los proyectos: desde 2020 en “The Interpretation of Childbirth in Early Modern Spain” (Universität Wien); y desde 2022 en “El corpus de la narrativa oral en la cuenca occidental del Mediterráneo: estudio comparativo y edición digital (CONOCOM)” (Universidad de Jaén). Sus líneas de investigación y sus publicaciones versan sobre el patrimonio cultural, la religiosidad popular, la etnohistoria y la literatura desde la antropología cultural. Id ORCID: https://orcid.org/0000-0001-7346-0778.